CAPALBIO, LA PICCOLA ATENE.

Il tocco di mondanità più alto è sicuramente il venerdì e la domenica alla stazione ferroviaria di Orbetello: lì si incontrano i villeggianti che vanno a portare o a riprendere le colf filippine che trascorrono il weekend a Roma
La Capalbio del 2000 è quella «piccola Atene» che negli anni ‘ 70 esplose come il luogo di vacanza più elitario e intellettuale. L’ Ultima Spiaggia, quel lembo d’ arenile tanto amato da Luciana Castellina, è lo stabilimento balneare dell’ intellighentia italiana. Alberto Asor Rosa ha lasciato l’ appartamento nella città vecchia per una casale, Achille Occhetto si è trasferito a Magliano in Toscana. L’ unico che abita ancora nei vicoli è Giacomo Marramao che con la moglie Gabriella forma una falange, ma non un cenacolo. Sono rimasti i due fabi più famosi del litorale: Fabio Mari e Fabio Borrelli, ma la fabietà e il Festival Capalbio cinema Corto rappresentano una parte della costa maremmana, non più tutta Capalbio. Ai lembi del mare, divise dalla spiaggia da cinque minuti di macchia mediterranea, invisibili, ma forti, con le loro bellissime e desiderabilissime case, i loro potenti mezzi di locomozione, anche aerea, vivono gli abitanti delle 25 case della società Sacra, proprietaria delle coste e dei laghi capalbiesi che Carlo Puri, con un colpo d’ ala, ha ristrutturato, affittato e fatto diventare le case del desiderio più belle d’ Italia. «L’ esatto contrario della Sardegna», dice con convinzione una delle belle ammesse in quel paradiso. La Costa Smeralda con i suoi motori rombanti, le sue donne vestite di veli trasparenti, le abbronzature accese, le sue spiagge pettinate, gli uomini con il cellulare che squilla è la nemica comune del gruppo intellettuale, che la mattina compra un’ intera mazzetta di quotidiani, per leggere molte volte se stessi sulle pagine della cultura, o di quelli delle case sul mare che invece leggono solo i rialzi e i crolli della borsa. Che la linea di demarcazione fra gli abitanti delle case sulla spiaggia e gli altri sia invalicabile ne è stata una riprova il Festival del Corto e l’ happening «Arte Breve».

Ambedue gli eventi di Capalbio sono stati organizzati da Tommaso Mottola, un bel giovinotto, di nobile famiglia partenopea che, con garbo e pazienza infinita, ha creato un evento nel suo genere nazionale. Mottola ha riunito tutta l’ intellighenzia del luogo, Philippe Daverio, Marcello Panni, Oliviero Toscani, Claudio Petruccioli, Valerio Adami, ma nessuno degli abitanti dell’ eden sul mare selvaggio si è fatto vedere. Nessuno è comparso alla colazione di Stella Leonetti, presidente di questo Festival, che ha compiuto e festeggiato i venti anni con i suoi fondatori – Daniela Lecaldano, Sita Banergey e Mirella Petteni – e con gli altri ospiti, da Giorgio La Malfa a Caterina Caselli. Nessuno al cocktail di Giuppi Pietromarchi. Nessuno sa chi è Gino De Dominicis, l’ irriverente pittore del corto di Mitzi Boidi, e continueranno a non saperlo. Mentre le sorelle Leonetti, unite da adrenalina culturale e denti divisi in mezzo, parlavano di musica arte cultura nelle case in riva al mare dei fratelli più ganzi di Roma, Ugo e Ferdinando Brachetti Peretti, di Anna Ratti, di Carlo e Isabel Clavarino dove si sorseggia the freddo con Lapo Elkann. Come se fossero su una barca della tanto disdegnata Costa Smeralda. O non sono informati o sono disinteressati, o probabilmente se ne fregano. Comunque non si sono presentati. Peccato, la grande borghesia ha il dovere di interessarsi ai sussulti artistici. L’ unica che ogni tanto si mischia è Barbara Frua: occhi stellati e di fresco innamorati, la signora è l’ unica che lascia l’ eden per la cultura. In ogni modo non si sentiva la mancanza: weekend di folla e di fuoco al Frantoio, dove ha avuto luogo l’ happening «Arte Breve»: arte, teatro (a cura di Anna Nogara) musica, fotografia, pubblicità, moda, poesia. Tanta era la gente che Desire Olivetti, Elisabetta Catalano, Giulia Massari, Carolina Valmarana, Adalberto, Amalia e Caterina Cremonese sono rimasti fuori. A Capalbio con 6 giornali sotto il braccio o con un solo quotidiano in mano tutti hanno a che fare con Fiorella, Veruska e Amerigo Rossi, proprietari di bar e ristoranti. Maurizio Rossi, il capofamiglia, è il deus ex machina del luogo. Tutto passa da lui, dal cappuccino alla cena, alla camera da letto.

Ad Ansedonia invece il ras è Vinicio. Al bivio c’ è un cartello dove si legge: Vinicio albergo. Vinicio ristorante. Vinicio pizzeria. Vinicio immobiliare. Vinicio boutique. Vinicio minimarket. Insomma Vinicio è Ansedonia, che prima era più popolare di Capalbio tanto che per vendere le prime case quest’ ultima la chiamavano Ansedonia sud. Adesso invece Ansedonia è trattata come un borgo di Capalbio, anche se vive di intensissima luce propria. Talmente intensa che le case più belle, come la Torre San Felice, o quella del professore Stefanini, con piscina e calata a mare, o quella di Panfilo Tarantelli e Giovanni San Just si affittano il mese di agosto a carissimo prezzo. Ma anche a Capalbio l’ agosto è meno vivace di luglio, molti proprietari dell’ eden privato vanno infatti in barca. In luglio come in agosto i posti più mondani di Ansedonia sono, il sabato e la domenica, i cassonetti della spazzatura del bivio, quando gli abitanti estivi, senza colf, si liberano dei loro rifiuti. Ma il tocco di mondanità più alto, che unisce Capalbio ad Ansedonia, è sicuramente il venerdì e la domenica alla stazione di Orbetello. E’ lì infatti che si incontrano i proprietari delle case che vanno a portare o a riprendere le collaboratrici domestiche, filippine, che vanno a fare il weekend a Roma. Questo problema non tocca Elena Daverio che è aiutata della fedele Antonella, proprietaria dell’ unico serpente esotico della cittadina balneare. Elena Daverio ha la casa più ospitale della costa. Riceve per lavorare quando il marito gira «Passepartout» e per allegria. Da Fabio Roversi Monaco a Mapi Maino, a Renato Mannheimer tutti passano per il grande casale. Ma adesso dopo il Festival del Corto gli appuntamenti più attesi sono di genere più affettivo. Prima si festeggia da Nina Fustenberg e Giancarlo Bosetti, poi c’ è la festa di Chiara Valentini e Aldo Tortorella. Prima torneo di ping pong, all’ ultimo sangue, poi danze. A Capalbio ci si diverte molto e ci sono tante cose da fare. Rimane un dubbio però. Chissà perché i divini in riva al mare non si mischiano con il Festival del Corto e l’ happening «Arte Breve»? Per la risposta non ascoltate gli intellettuali, danno delle risposte così dure.

Capalbio, la piccola Atene.
Capalbio, la piccola Atene.
Capalbio, la piccola Atene.
Capalbio, la piccola Atene.
Capalbio, la piccola Atene.